lunedì 28 gennaio 2013

Gabriella Monaco e la psicosetta - 3

Il No Limits

Dopo aver analizzato le due principali accuse rivolte dalla "Referente Comitato Vittime delle Psico-sette" [1] Gabriella Monaco ad Arkeon, consistenti nell'aver costretto il marito a lasciarla e nell'averla fatto oggetto di un abuso sessuale di gruppo, vediamo ora una terza violenza che la donna sostiene di aver subito.

In un drammatico resoconto del 2006 [2], la Monaco descrive un esercizio chiamato No Limits:
Tale esercizio fu presentato dal "maestro" come terapia per guarire problematiche di natura sessuale o di sbloccarsi nella relazione fisica con gli altri. Infatti, M. ci disse di non porre limiti all'esecuzione dell'esercizio ma di lasciarci andare in tutti i sensi.
L'esercizio consisteva nel bendarci (con la bandana o il foulard) e nel venire accoppiati direttamente dai maestri: al suono di un gong, venivamo invitati a scoprire l'altrui corpo con qualsivoglia cosa ci venisse in mente, senza limiti. Da cui il nome "no limits".
Ovviamente bisognava accettare anche di essere esplorati. Una volta avviato l'esercizio i maestri ci spingevano a completare l'esercizio a terra.
Ad ogni colpo di gong, ogni 7-10 minuti, si cambiava partner.
[...]
Non volendo sottostare a tale violenza cercai di finire la seduta, di fatto una vera e propria orgia a mio avviso.
Il concetto è chiaro: la Monaco è stata costretta, con la forza, a sottostare a lascivi palpeggiamenti ("mi palpò nelle parti intime tentando di spogliarmi") a cui, come spiega in tribunale, si ribella disperatamente:
lo respingevo, piangevo, lo scalciavo, ed i maestri mi hanno rincorsa, mi hanno ripresa e buttata lì in mezzo più volte
Il tentativo di sottrarsi è inutile perché:
ho cercato di fuggire, e la porta era chiusa a chiave, io non potevo andare all’esterno.
A questo punto della vicenda la versione del 2006 e quella resa in tribunale nel 2011 divergono. Nel primo racconto la vediamo che come un pugile in difficoltà:
Fui costretta a rifugiarmi in un angolo della stanza reagendo violentemente, con tutte le mie forze, a qualsiasi tentativo di avvicinamento.
Mentre in tribunale racconta che:
alla fine, non so come mimarlo, mi sono accasciata di schiena, per terra [...] e piangevo disperata.
A parte la perplessità dovuta ai due finali discordanti, il racconto della Monaco - così palpitante - contiene un particolare che suscita dubbi ben più seri. In tribunale precisa che quando era accasciata a terra:
ero ormai fuori di me e per farmi calmare, mi hanno accoppiato con mio marito l’ultima volta, quindi poi l’ho riconosciuto, ho riconosciuto il suo abbraccio, mi ha tenuta stretta e mi solo calmata, però è stata una cosa devastante, veramente devastante.
Dopo tutto quel parapiglia, dopo la sua disperata resistenza, il suo scalciare e reagire con tutte le sue forze, il tentativo di fuggire, l'essere ripetutamente presa e ributtata in mezzo all'orgia, scopriamo che non si era nemmeno tolta la benda che le copriva gli occhi. Non è credibile.

Vediamo ora cosa dicono in tribunale gli altri testimoni per confermare questa "vera e propria orgia" forzata. Iniziamo dalla deposizione di C. C., che ha partecipato ai corsi di Arkeon ed è una teste dell'accusa, in termini giuridici "portatore dello stesso interesse processuale" della Monaco, indicata dalla Monaco stessa a conferma di quanto da lei verbalizzato nel 2006:
Domanda: Si ricorda quali erano le indicazioni che venivano date prima di iniziare l'esercizio da parte dei maestri?
Risposta: Stare con gli occhi chiusi, incontrarsi, toccarsi.
Domanda: Venivano date delle indicazioni di rispettare il limite che comunque l'altro avrebbe imposto?
Risposta: Sì, sì, cioè di non esagerare, cioè di toccarsi, un contatto fisico normale, poi magari c'era qualcuno che palpava. Sì, mi è successo, però io mi allontanavo e cambiavo strada.
Domanda: E veniva rispettato questo?
Risposta: Quando c'ero io, sì.
Un altro testimone sempre indicato da Gabriella Monaco è G. B., marito della teste precedente quindi pure lui testimone d'accusa:
Domanda: Quindi venivano posti dei limiti da chi guidava l'esercizio?
G. B.: In realtà sì. Era una cosa questa che mi ero sempre chiesto: si chiama No Limits, però venivano imposti dei limiti.
G. B. riferisce altri particolari utili:
Domanda: Senta, lei si è mai sentito imposto nella frequentazione di un qualche esercizio?
G. B.: No.
Domanda: Lei ha notato se in alcuni casi qualcuno si è rifiutato di fare determinati esercizi proposti dal maestro?
G. B.: Sì, c'era chi non li faceva.
Domanda: E che faceva, se ne andava o continuava ad assistere?
G. B.: A seconda del tipo di lavoro. Logicamente se era No Limits non è che stava lì a guardare. Magari si allontanava dalla stanza.
Domanda: Senta, quindi lei ha appena detto che nel No Limits ci si poteva allontanare dalla stanza?
G. B.: Sì.
Domanda: Se uno diceva "Non partecipo", se ne andava tranquillamente?
G. B.: Sì.
Anche la teste C. C., che abbiamo incontrato poco sopra, conferma che non vi era alcuna obbligatorietà a partecipare a un esercizio:
Domanda. In quella occasione c'era la possibilità di non fare diciamo questo esercizio?
C. C.: Sì, sì.
Domanda: Quindi eravate liberi di non partecipare?
C. C.: Sì, sì.
Domanda: Qualcuno non ha partecipato?
C. C.: Non ricordo. Forse qualcuno no, una mamma se non sbaglio.
Ci sono altre testimonianze dell'accusa che confermano le deposizioni appena viste, ma ne riporto una sola, di G. S., perché è la più completa:
Domanda: Lei sa qual era la finalità del No Limits?
G. S.: Incontrare delle figure che potevano essere il padre, la madre, l’amante, cioè delle figure che potevano ricordare quello che...
Domanda: Può descrivere al Tribunale cosa vuol dire incontrare una figura?
G. S.: Sì. Noi non vedevamo. Eravamo in una stanza tutti in piedi, in sottofondo c’era una musica e poi al suono del gong dovevamo iniziare a camminare dentro questa stanza, andando a incontrare, a scontrare, camminando. Dopodiché ad un ulteriore suono del gong, dovevamo fermarci e con la persona più vicina avere un contatto.
Domanda: Fisico?
G. S.: Un contatto fisico, che poteva essere appunto o solo contatto con le mani, oppure un abbraccio.
Domanda: Cosa intende quando lei dice: “Uno pensava di incontrare il padre, la madre”, un fatto sostanzialmente psichico, no?
G. S.: Sì, io durante il mio No Limits ho incontrato l’abbraccio di mio padre.
Domanda: E’ stato emozionante?
G. S.: È stata un’emozione.
Domanda: Positivamente emozionante, l’abbraccio che ha ricevuto in quel momento?
G. S.: Sì, sì, certo.
(Avvertenza: i tre puntini non racchiusi da parentesi quadre, come in "quello che...", sono conformi alle trascrizioni fornite dal tribunale e indicano una frase lasciata in sospeso.)

In aggiunta alle deposizioni, durante il dibattimento è stato visionato un video sequestrato durante le indagini, che documenta come si svolgeva l'esercizio. Su questo video la psicologa della Polizia di Stato dr.ssa Tizzani è stata incaricata dal PM dr. Bretone di redigere una relazione. Sentiamo quindi la sua opinione:
Domanda: Senta, io volevo tornare all'esercizio del No Limits. Si ricorda quali erano le indicazioni che Moccia dava prima di effettuare l'esercizio?
Tizzani: Sì, se qualcuno ha un limite non bisognava superarlo. Nonostante si chiamasse "No Limits".
Domanda: Il significato è che non si doveva entrare eccessivamente nella sfera di intimità dell'altro?
Tizzani: Infatti
Nella sua relazione scritta, la dr.ssa Tizzani dà una valutazione più articolata del "No Limits":
"La suggestività pur impregnando l’atmosfera appare meno intensa di altre attività (es. gioco delle sedie). Il fatto che l’esercizio si svolga all’aperto in piena luce con il comando esplicito di non forzare i limiti individuali, rende sicuramente meno forte la pressione psicologica" (pag. 34)
Anche noi abbiamo la possibilità di vedere il filmato (di 1' e 44"). Inizia con Moccia, il fondatore di Arkeon, che risponde proprio alla domanda che abbiamo incontrato poco sopra: perché si chiamava "No Limits" dato che prevedeva dei limiti?

Questa la breve trascrizione:
La domanda è: perché si chiama No Limits?
Perché in realtà potete andare dentro la vostra anima
al di fuori del limite che vi siete dati
per scoprire ciò che è vero per voi.

Sappiate che quel corpo l'ha creato Dio, per cui: il Rispetto.

Se l'altro ha un limite, non forzatelo.
Precisazione: per rispetto della privacy dei partecipanti, sono stati tagliati i primi piani ed è stata abbassata la qualità del filmato affinché nessuno sia riconoscibile, cosa che rende non immediatamente percepibile che l'esercizio viene svolto ad occhi chiusi.



Ora che abbiamo visto il video, vale la pena ricordare quanto scritto dalla Monaco per il dossier che Lorita Tinelli inviò alla Procura di Bari: "I giorni dell'intensivo si succedettero con un bombardamento di esperienze traumatizzanti".

Viene da pensare che Gabriella Monaco potrebbe sostenere con convinzione che Santa Maria Goretti era la feroce tenutaria di un bordello. Ma in fatto di attendibilità, la Monaco rimane l'allieva e la dr.ssa Lorita Tinelli la maestra. Ce lo dimostra quando, sentita come persona informata sui fatti, la Tinelli pensa bene di metterci del suo aggiungendo alla descrizione del No Limits dei "rapporti sessuali" di cui la Monaco non ha mai parlato:
"viene chiesto dal "maestro" [...] di relazionarsi con gli altri presenti senza limiti ovvero anche avendo veri e propri rapporti sessuali. Durante tali "lavori" vi è stata la partecipazione attiva sia di soggetti minori, sia addirittura di persone affette da sieropositività" [3]
Abbiamo così un altro esempio dell'autorevolezza della dr.ssa Lorita Tinelli: Gabriella Monaco ha raccontato di palpeggiamenti "nelle parti intime" per "scoprire l'altrui corpo" e non di "veri e propri rapporti sessuali" [4]. Quanto alla presenza di minori in esercizi che prevedevano "veri e propri rapporti sessuali", è sì un particolare certamente gravissimo, ma è soprattutto una tale stupidaggine che non merita neppure di venir presa in considerazione.

Torniamo alla Monaco. Benché il suo resoconto sia meno distorto di quello della Tinelli (o di un Dirigente della Digos), niente è credibile di ciò che ha denunciato prima sul forum del CeSAP, poi ai media, quindi in tribunale e infine alla Commissione in Senato.

Dopo aver scoperto che la storia del marito che l'abbandona per ordine dalla setta è una sua fantasia, e dopo aver visto in cosa sia realmente consistita la "violenza sessuale di gruppo" da lei ipoteticamente subita, anche la "vera e propria orgia", a cui sarebbe stata costretta con la forza a partecipare in una stanza chiusa a chiave, riassume la sua reale natura: un esercizio consistente in un "contatto fisico normale" o un abbraccio.

In merito a questa sua terza accusa, l'intero quadro da lei delineato risulta falso:
  • ognuno era libero di non partecipare all'esercizio; 
  • le porte non erano chiuse a chiave; 
  • le "problematiche di natura sessuale" sono una sua invenzione; 
  • i partecipanti non venivano "accoppiati direttamente dai maestri".
Quanto al fatto che si imponesse "di non porre limiti all'esecuzione dell'esercizio, ma di lasciarci andare in tutti i sensi", al fine di "scoprire l'altrui corpo con qualsivoglia cosa ci venisse in mente, senza limiti", abbiamo la misura di quanto la ricostruzione della Monaco sia slegata dalla realtà. Tutta la sua storia non va al di là di una dolorosa fantasia che la tormenta.

Come per il precedente caso della "violenza sessuale di gruppo", ora è chiaro perché terminato questo esercizio non sia fuggita, ma abbia continuato le attività del corso. Le ha continuate quel giorno e per i tre restanti, dato che stava partecipando ad un "intensivo" che ne durò sei [5].

Chi ha letto anche i due post precedenti, non mancherà di notare che gli abusi denunciati dalla Monaco sono afferenti la sfera sessuale. Una costante che, soprattutto in quest'ultimo caso, appare come la proiezione di un suo disagio di natura psicologica, che si manifesta nella tendenza a riferire di episodi contenenti una morbosità che non è da ricercare nei fatti reali [6].

Per la seconda volta devo evidenziare che persino il Pubblico Ministero ha rilevato che talvolta "le cose normali diventano elefanti [...] Cioè il ricordo è vero, è l'interpretazione di quel ricordo che sicuramente è falsa". Ma nel caso della Monaco è ancora peggio: non viene travisato il senso dei fatti che vengono ricordati, sono i fatti stessi che non sono mai accaduti, e il loro "ricordo" pare solo il frutto di una "compromissione dell'esame di realtà".

Questi tormenti non sono appena degli eventi privati di una donna ritrovatasi zitella dopo un breve matrimonio. A renderli un fatto pubblico è stata lei stessa, che li brandisce come un'arma nella sua battaglia antisette.

Ancora più grave, a renderli un fatto pubblico sono stati il CeSAP e la FAVIS, che l'hanno portata a testimoniare questi fatti inesistenti davanti a un organo istituzionale anche dopo che il processo di Bari ha dimostrato che tutta la storia della Monaco è come l'UFO parigino di Formigoni.

Persino Renuccio Bortolo, il bizzarro interprete "ufficiale" di Nostradamus (autonominatosi il prescelto) si è arreso all'evidenza. Interpretando le quartine di Nostradamus aveva annunciato per il 2007 una sanguinosa guerra negli Urali e la morte di Camilla Parker Bowles per una caduta da cavallo, e non è che adesso sostenga che la vera Camilla sia stata sostituita da una sosia e che la guerra viene tenuta nascosta da un "complotto capeggiato a livello mondiale da satanisti". (Con questo irriverente paragone non intendo insinuare che la credibilità di Bortolo sia paragonabile a quella della Monaco o della Tinelli.)

Tutto nella narrazione della Monaco è travisato, inventato o esagerato, come quando in Questura a Pescara arriva a sostenere che, oltre alla "vera e propria orgia", durante l'intensivo sono stati fatti "numerosi esercizi altrettanto condizionanti e traumatizzanti, a mio avviso anche pericolosi per l'integrità fisica".

Il CeSAP e la FAVIS invocano una norma (già abrogata per incostituzionalità), che limita la libertà, sulla base di abusi consumatisi solo negli incubi di una donna abbandonata dal marito.

Questa testimone è la portavoce ufficiale di un comitato patrocinato del CeSAP, il Centro Studi Abusi Psicologici fondato dalla dr.ssa Lorita Tinelli, ed è il vessillo della lotta che il CeSAP conduce in difesa delle vittime delle "psicosette".


Note

1) Il ruolo e la denominazione stessa del collegio presieduto dalla Monaco è alquanto vago; elencandola tra i vari partecipanti di un convegno tenutosi il 30 giugno 2006, Lorita Tinelli la definisce "Responsabile Coordinamento Familiari Vittime Psicosette", e in un'altra pagina "Rappresentante del Comitato Vittime Psicosette". Poiché una ricerca su web di questo fantomatico comitato/coordinamento non fornisce nessun altro risultato, l'impressione è che nella realtà non esista e sia stato inventato esclusivamente per dare maggiore ufficialità all'intervento della Monaco.

2) Verbale di Sommarie Informazioni Testimoniali rilasciate alla Digos di Pescara il 17-3-2006.

3) Questa è la frase integrale: "durante tale attività, durante la quale ai soggetti coinvolti viene chiesto dal "maestro", dopo essere stati bendati, di relazionarsi con gli altri presenti senza limiti ovvero anche avendo veri e propri rapporti sessuali. Durante tali "lavori" vi è stata la partecipazione attiva sia di soggetti minori, sia addirittura di persone affette da sieropositività" (Verbale di SIT del 28/2/2006 Questura di Bari)

4) Questa ennesima esagerazione della Tinelli può anche far sorridere, ciò che invece desta preoccupazione è il rapporto della Digos sul filmato:
Inizia il No Limits. Anche questo esercizio mette a dura prova l'equilibrio emotivo degli allievi, di alcuni si può ascoltare il pianto nell'audio fuori campo. Molti esplorano anche alcune parti intime del corpo del partner. Il filmato corrobora le dichiarazioni rese dai vari testimoni, molti dei quali hanno dichiarato di aver subito atti morbosi nel corso del "No Limit", addirittura violenze sessuali come nel caso di MONACO Gabriella.
Che queste valutazioni siano scritte in un rapporto della Digos lascia allibiti ed è motivo di preoccupazione, aiuta però a capire perché certe inchieste giudiziarie, con il "mostro" sbattuto in prima pagina, si concludono poi con una inattesa assoluzione. Come ad esempio il recente proscioglimento del Governatore Nichi Vendola, di cui non si è nemmeno celebrato il processo, perché già il GUP ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio del PM dr. Bretone (lo stesso PM del "caso Arkeon"), ritenendo le accuse talmente insussistenti da non meritare l'avvio della fase dibattimentale.

5) Dalla deposizione della Monaco in tribunale:
Domanda: Dopo l’episodio del No Limits la sessione è continuata? Cioè è stato l’ultimo, come dire, episodio che c’è stato per quel corso residenziale?
Risposta: Sì, mi sono ripresentata. Più che ripresentarmi, io ero lì, dormivo lì e mio marito era in un'altra stanza con le chiavi della macchina aziendale che non potevo prendere. Non potevo andare via anche volendo.
Come ulteriore giustificazione per il fatto di non aver abbandonato un corso in cui era stata costretta contro la sua volontà a partecipare a un'orgia, un'esperienza "devastante, veramente devastante", in tribunale la Monaco aggiunge: "Tra l’altro, le preciso, che io non sano andata via perché nel frattempo mi avevano devastato con la notizia che mio marito non voleva più stare con me". La Monaco si smentisce però poco dopo, quando racconta che suo marito disse di avere un'altra donna "un paio" di giorni dopo l'esercizio del No Limits.

6) Deve trattarsi di un problema piuttosto evidente, perché in Senato riferisce che già durante il primo seminario:
Monaco: "hanno cercato di interpretare le mie presunte problematiche sessuali [...] è venuto fuori che avevo una serie di problemi non risolti."
Domanda: "Sessuali?"
Monaco: "Esatto."
Che per la Monaco la sessualità rappresenti il tabù di una repressiva morale vittoriana, una mentalità che imponeva di coprire con le tovaglie le gambe dei tavoli perché alludevano alle gambe delle donne, sembra trasparire quando in tribunale definisce "perversi" i "giochi sessuali" di due coniugi che usavano "una sorta di mascherina".